INTERVISTA A TIZIANA SASSÒLI
UNA PASSIONE PER L’ARTE, A BOLOGNA 

Tiziana Sassòli sta preparando la tredicesima mostra di dipinti antichi nella sua galleria di Bologna. Tredici anni di attività...
Sì il mio tredicesimo catalogo, anche se in realtà la mia attività nel campo dell’antiquariato risale a metà degli anni Ottanta quando avevo aperto con una mia compagna di studi una galleria in via Indipendenza dove si vendeva di tutto, dagli oggetti ai mobili, ai dipinti. Era una galleria piccola ma elegante, già allora avevo intuito che bisogna puntare sulla professionalità a tutto campo. Nel complesso sono stati anni spensierati; è stato lì che ho maturato la passione per il dipinto antico. All’inizio degli anni ’90 poi la costituzione di Fondantico, con una scelta di sede coraggiosa e difficile in Galleria Cavour, cuore pulsante di altri tipi di commercio.

Negli anni Ottanta a Bologna non mancavano certo gli antiquari. Come ha pensato di diversificare la sua attività?

Era necessario in primo luogo privilegiare la qualità, una scelta che a mio avviso premia sempre. Fin dall’inizio, più che sulla quantità, ho preferito quindi puntare su pochi dipinti di indubbio fascino e soprattutto di accertata attribuzione.

Dove trovava i dipinti? Penso che all’inizio non sia stato facile.
Non è facile nemmeno ora se per quello, ma quando ho cominciato a lavorare appunto il mercato del dipinto antico si andava davvero facendo difficile. Dalle case private uscivano sempre meno dipinti importanti, che i proprietari preferivano conservare per sé. Oppure, nel caso in cui si risolvevano di vendere, le richieste erano proibitive. La ricerca sul mercato internazionale mi ha consentito poi di riportare in Italia capolavori inediti e dispersi. E la scelta di organizzare mostre con catalogo mi ha dato credibilità, e anche le famiglie hanno cominciato così a rivolgersi a me.

In questi vent’anni il collezionismo è in effetti cambiato.
È cambiato il tipo di aspettativa nei confronti dell’opera d’arte, che ora non è più sentita esclusivamente come un bene da investimento, com’era un tempo. Ora il collezionista cerca nell’opera d’arte, e in particolare nel dipinto antico, stimoli diversi, che lo gratifichino sul piano estetico e culturale. In questo modo anche l’investimento è garantito.

In questa nuova situazione qual è il ruolo del gallerista?
A mio avviso il gallerista ha un ruolo importante nell’orientare il gusto del collezionista. Spesso chi comincia a muoversi in questo settore non sa come fare, compie anche degli errori. Il gallerista può intervenire con la sua competenza a precisare le sue intenzioni, a garantire le sue scelte, aiutandolo a muoversi in un campo che è obiettivamente difficile.

Si tratta di un’impresa facile?
Tutt’altro! Spesso bisogna vincere pregiudizi radicati: il peggiore è che sia possibile a chiunque effettuare delle scoperte importanti nei mercatini sotto casa... La soddisfazione invece è quando i clienti diventano anche amici, e si entra con loro in piena sintonia.

Quale rapporto deve avere un gallerista con le istituzioni?
Il rapporto con le istituzioni, dai musei alle banche, alle fondazioni, all’università, è fondamentale per la credibilità della galleria. Non si tratta solo di vendere un dipinto in una sede di piena visibilità, ma di essere garantiti dal fatto che il nostro lavoro è apprezzato all’interno degli organismi deputati alla tutela e alla ricerca dei beni artistici. Importanti dipinti di Fondantico sono stati acquistati infatti da istituti bancari con i quali si è avviata una ricerca comune, caratterizzata da una fruttuosa collaborazione. È poi molto gratificante quando i musei, che spesso non possono acquistare direttamente i dipinti a causa dei loro budget, estremamente ridotti, li chiedono in prestito per le mostre da loro organizzate.

Può farci qualche esempio?
Con piacere, l’elenco è lungo però. Un importante dipinto di Agostino Carracci è stato esposto a una mostra sul ritratto bolognese del XVI secolo, tenuta dalla Pinacoteca Nazionale di Bologna. Anche alla recente esposizione di Guercino, tenuta prima a Milano e poi a Roma, c’era un mio grande dipinto, un inedito Rinaldo e Armida, eseguito dal Guercino nel 1664 per Odoccione Pepoli, che presenterò anche alla mia prossima mostra in galleria. Nel 2000 ho poi ritrovato la pala d’altare di Nicolò Pisano, commissionata da Annibale Gozzadini nel 1534, tolta dalla cappella di famiglia nella chiesa di San Giovanni in Monte. Dopo una presentazione, in collaborazione con l’Università di Bologna, la pala è stata acquistata da privati bolognesi che l’hanno depositata presso la nostra Pinacoteca, con grande soddisfazione per l’intera città. E devo poi ricordare due mostre, una sulle scene di vita quotidiana del bolognese Tamburini (2001) e l’altra sulle tempere settecentesche di paesaggio (2002), che ho curato in Santa Maria della Vita con la collaborazione con il Museo della Sanità della città di Bologna; per poi citare i quadri presentati alle mostre dedicate alla natura morta a Francoforte e a Firenze, al ritratto a Dozza, alla Sirani a Bologna...

Si parla sempre di dipinti...
In realtà un settore di ricerca molto apprezzato dal pubblico è quello del disegno. Ormai da qualche anno ai dipinti affianco dei disegni, avendo cura che si tratti di fogli importanti per qualità e stato di conservazione. Spesso si tratta di disegni degli stessi pittori di cui espongo dipinti, a completamento della loro fisionomia stilistica, che non cambia dal disegno al quadro finito. Di recente ho presentato in galleria una scelta di un centinaio di fogli di varie epoche e non solo italiani, uno dei quali avrò la soddisfazione di vederlo agli Uffizi.

Lei accompagna le sue mostre con imponenti cataloghi, in cui ogni dipinto è accompagnato da un commento critico spesso di grande spessore scientifico. In genere i suoi colleghi preferiscono affidarsi alle expertises.
Fin dall’inizio della mia attività con Fondantico mi sono orientata in questa direzione, già praticata soprattutto dalle gallerie straniere. Mi sembra che il catalogo a stampa, al quale ho voluto assicurare nel tempo una veste sempre più accurata pur continuando a distribuirlo gratuitamente, garantisca una maggiore trasparenza e dunque assicuri un’ulteriore garanzia all’acquirente. Il catalogo favorisce il dibattito critico, eliminando l’aspetto un po’ equivoco che spesso hanno le perizie commerciali. Grazie alla collaborazione con gli storici dell’arte, il catalogo può poi diventare un prezioso strumento di studio, visto che rende noto nuovo materiale come una rivista specializzata. I miei cataloghi sono in tutte le biblioteche storico-artistiche e vengono regolarmente citate nelle pubblicazioni scientifiche.

Ai suoi cataloghi hanno collaborato e collaborano importanti studiosi.
Per questo sono particolarmente grata a Daniele Benati che oltre a fornirmi l’appoggio della sua competenza mi ha anche aiutato ad entrare in contatto con i suoi colleghi, come Andrea Emiliani, Eugenio Riccòmini e Erich Schleier, che, a seconda delle rispettive aree d’interesse, hanno poi scritto sui miei dipinti. D’ora in avanti mi piacerebbe avvalermi anche di studiosi più giovani, appena laureati ma già promettenti, che lavorano sotto la guida di storici già affermati.

Quali sono i prossimi appuntamenti?
Intanto il 5 novembre inauguro, come dicevamo all’inizio, la mia tredicesima mostra nella sede di via Castiglione, 12b, intitolata “Quattro secoli di dipinti e disegni dal Cinquecento all’Ottocento” dove verranno presentate una cinquantina d’importanti dipinti e disegni di artisti emiliani, ma non solo. Ma prima di questo importante impegno, sarò presente alla prestigiosa Biennale d’antiquariato di Firenze che mi vedrà impegnata dal 30 settembre al 9 ottobre 2005.

Di certo un autunno pieno di lavoro, buona fortuna…